Il tradimento
La trappola del referendum
Gli eufemismi non giovano.
Le dichiarazioni e la condotta della Confederazione Generale del Lavoro, “non hanno un valore semplicemente formale”, non sono “una rettifica di tiro”, ma sono un puro e semplice tradimento: il tradimento più nero perpetrato contro la classe operaia dopo quello dei socialisti di Germania.
Parliamo dei dirigenti, perché la massa dei lavoratori iscritti alla Confederazione, non ha nessuna colpa, o ha la sola colpa di ancora sopportarli e seguirli; la colpa di chi si lascia ingannare e sfruttare per ignoranza e per troppa buona fede.
Parlino i fatti.
Quando si trattava di strappare il voto al consiglio generale chiamato a decidere sulla portata da dare all’agitazione dei metallurgici, i detti dirigenti, dubbiosi di ottenere una maggioranza per il loro “controllo operaio” se non figuravano di indulgere alle tendenze e speranze rivoluzionarie di molti fra i convenuti, dissero che il controllo era mezzo “per aprire il varco alla gestione collettiva ed alla socializzazione, per risolvere così in modo organico il problema della produzione”.
Poi, quando cedettero che la doccia fredda aveva prodotto il suo effetto e scossa la decisione degli operai metallurgici alla resistenza, e quando per effetto del voto del Consiglio Generale si era rallentato il movimento che spingeva gli operai delle altre categorie ad occupare le fabbriche, allora si decisero a svelare il loro pensiero e dissero chiaramente che dal controllo sindacale sulle industrie si aspettano “un miglioramento di rapporti disciplinari tra datori e prenditori d’opera e un aumento della produzione per una fervida ripresa della vita economica del paese”.
Conclusione: gli operai erano decisi a procedere all’espropriazione, il governo si sentiva e si mostrava impotente, la borghesia era quasi rassegnata, la rivoluzione si poteva fare in condizioni di facilità come non s’erano mai presentate e come forse non si presenteranno ma più – e la Confederazione interviene, confessa il più sfacciato collaborazionismo, arresta il movimento, proprio quando stava per diventare travolgente, e salva così, in cordiale accordo con Giolitti, monarchia e borghesia.
Ed il Partito Pocialista, che pur promette continuamente la rivoluzione, “fra qualche settimana” anguilleggia e si prepara … a fare le elezioni amministrative.
Però, come è uso fra coloro che vogliono dominare, non basta mistificare, mentire, tradire; bisogna persuadere la massa che è essa che comanda e che i capi non fanno che interpretare e seguire la sua volontà. Quindi il referendum proclamato quando già la questione è pregiudicata, quando la compagine è rotta, quando la fiducia è scossa – ed impostato in modo che gli oppositori non sanno a che cosa menerebbe il voto contrario.
I confederalisti hanno imparato dai monarchici e fanno i referendum come questi facevano i plebisciti. (…)”
Cfr. Editoriale Umanità Nova quotidiano anarchico n. 180 – 25 settembre 1920