La FIOM e la svolta del manganello
Non facciamoci illusioni. la svolta “movimentista” della FIOM dopo le manganellate di Roma – che hanno sorpreso solo Landini abituato a considerare i “lavoratori col manganello” come interlocutori affidabili coi quali, addirittura, si poteva scioperare insieme – sono solo uno “specchio per le allodole“.
Lo sciopero dei metalmeccanici programmato in tutta fretta ed in due “tranche” oltre all’evidente scopo propagandistico ne ha un’altro di natura prettamente sociale ed attiene al ruolo che, storicamente, ha assolto la CGIL nel suo complesso nei suoi, oltre, cent’anni di attività. Il burocrate Landini sa benissimo che – nella dinamica sociale – ogni spazio lasciato libero viene, fatalmente, occupato da altri (nel caso specifico dal sindacalismo di classe) ed è questa la sua paura più grande. Paura che condivide con il “buon” Renzi che si è subito affrettato a blandire l’avversario che aveva demonizzato fino a poche ore prima: perché un conto è bastonare giovani studenti imberbi e/o i lavoratori extracomunitari super sfruttati della logistica. Un altro è quello di picchiarne altri – “buoni padri di famiglia” per antonomasia – perché “difendono” il proprio lavoro (ovvero accettano condizioni di iper sfruttamento capitalistico al quale sono costretti) sotto gli occhi di decine di telecamere. Oltretutto.
Dividere la mobilitazione in due momenti differenti (il 14N al nord con manifestazione a Milano ed il 21 al sud con manifestazione a Napoli) ha lo scopo specifico di impedire che i lavoratori della Thissen Krupp di Terni socializzino con i colleghi sfruttati che – aderendo allo #scioperosociale – sciopereranno il 14N.
E’ bene che i lavoratori di Terni lo sappiano e ne traggono le dovute conseguenze. Lo sciopero vero è quello del 14N.
Pasquale Piergiovanni