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Lettera dell’ILVA di Taranto ai fornitori …

gennaio 28, 2015

È stata inviata una lettera BOMBA dall’Ilva ai fornitori dove in sostanza si afferma che:
1- I fornitori SONO OBBLIGATI CONTRATTUALMENTE A LAVORARE ANCHE SE NON VENGONO PAGATI, altrimenti sono passibili di responsabilità se succede qualcosa, oppure, essendo inadempienti, si risolve il contratto e cioè chiamano un altro fornitore.
2- I crediti antecedenti il 21 gennaio entreranno nella procedura e, pertanto, ci sarà una sorta di concordato ma per ora non se ne parla di avere un centesimo. I crediti che matureranno a partire dal 21 gennaio, cioè con una nuova denominazione sociale di fatturazione, saranno invece prededucibili, PRIVILEGIATI, rispetto ai crediti vecchi.

letterailva

Cosa vuol dire tutto questo? Che gran parte dei crediti che avanzano le aziende andranno persi. È come quando una società fallisce (in realtà è proprio quello che sta accadendo alla vecchia Ilva): tutto ciò che avanzano i fornitori va a finire nella procedura di liquidazione. In altre parole, a questi ultimi rimangono le briciole dell’azienda (quasi sempre insufficienti). In questo caso, ad accogliere a braccia aperte i creditori ci sarà la bad company. Sempre per fare un paragone che le piccole e medie imprese tarantine possono comprendere benissimo (visto che si stanno ancora leccando le ferite), con le società dell’indotto dell’Ilva sta accadendo qualcosa di più catastrofico di quanto avvenuto con il dissesto del Comune di Taranto. Rinfreschiamo un po’ la memoria: il governo si impegnò ad intervenire con soldi propri quando nel 2007 fu dichiarato il dissesto. Si istituì la Osl, acronimo che sta per Organo straordinario di Liquidazione. Il suo compito era, ed è tutt’ora, quello di rinegoziare i crediti dell’ente antecedenti alla dichiarazione di dissesto. Attraverso la procedura semplificata concessa dal governo, ai creditori sono stati offerti pagamenti pari a circa il 40% di quanto avanzavano. Altro non si tratta che della procedura di liquidazione che tanto nel diritto privato quanto in quello pubblico non lascia scampo a chi ha anticipato prestazioni. Questo nonostante lo stesso comune poteva, e doveva, contribuire con gli avanzi di bilancio degli anni successivi (così come ha fatto l’amministrazione Stefàno anche se, nonostante ciò, non è ancora riuscita a chiudere l’intera partita). Questo non potrà mai accadere con un’Ilva che viaggia costantemente in rosso da mesi e la cui performance economica sarà a breve completamente slegata dal passato. Le speranze per le ditte dell’indotto di non uscirne con le ossa rotte, dunque, sono minori addirittura rispetto a quelle aziende che accumularono crediti con un comune perso in una incontrollabile bancarotta.
Con questa lettera dell’Ilva, infine, al danno si aggiunge la beffa: non solo alle ditte dell’indotto viene detto che dovranno rinegoziare i loro crediti con l’Ilva (in attesa che poi qualcuno paghi l’elemosina) ma non devono permettersi in alcun modo di interrompere il loro lavoro gratis. Così, per carità cristiana.

tara

Siamo davvero alle comiche finali e proviamo una profonda rabbia nel vedere che proprio i lavoratori dell’indotto sono stati usati per applaudire gli stessi decreti che oggi li hanno ridotti nella disperazione. Invitiamo, ancora una volta, i lavoratori dell’indotto ad aprire gli occhi e ad unirsi al resto della città per chiedere la chiusura immediata delle fonti inquinanti e le bonifiche con reimpiego di chi oggi lavora nell’Ilva e per l’Ilva.

Cittadini e lavoratori liberi e pensanti

From → Denuncia sociale

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