Se due scioperi vi sembran troppi …
Non condivido la tesi sostenuta nel gruppo fb del “coordinamento iscritti usb per il sindacato di classe” secondo la quale (testuale)” L’utilizzo della questione del Testo Unico sulla Rappresentanza come argomento per opporsi allo sciopero unitario del sindacalismo di base e dividerne in due il campo è un altro grave errore che, andando a indebolire lo sciopero, va a detrimento e danno della lotta stessa per contrastare l’efficacia di quell’accordo, volto a difendere il sindacalismo di regime (Cgil, Cisl, Uil, Ugl) contro il sindacalismo di classe”. (..)
Di conseguenza non ne condivido nemmeno le conclusioni “ecumeniche“: ovvero l’auspicio che ambedue gli appuntamenti siano riusciti e partecipati: perché delle due l’una. O i lavoratori/trici appartengono alla classe dei “benestanti” e, in quanto tali, possono permettersi il lusso di sostenere la detrazione (al lordo) di ben due giornate di lavoro in 15 giorni oppure saranno costretti a scegliere in base alla loro coscienza e/o alla sigla di appartenenza.
Senza andare alla disamina degli avvenimenti così come si sono dipanati negli ultimi mesi si può affermare che i lavoratori non sono tanto ingenui e comprendono perfettamente il significato recondito (e sociale) degli accordi sottoscritti (o rispediti al mittente) dalle rispettive OOSS.
Nel caso in esame i lavoratori aderenti a USB (ma, anche, a Cobas e Unicobas) sanno benissimo che – in caso di CCNL non condivisi ma firmati dalla maggioranza dei sindacati di comparto – non potranno attuare nessuna forma di contrasto reale e – qualora volessero farlo – dovranno, per forza di cose – appoggiarsi (e sostenere con la lotta) le iniziative altrui.
In altre parole essi sanno che – qualora i già citati sindacatoni – firmano, dopo oltre sette anni, un CCNL stile “metalmeccanici” nel pubblico impiego – non potranno fare nulla per opporsi sul serio perché l’accordo “porcata” prevede l’esigibilità dei contratti sottoscritti dalla maggioranza “semplice” (50% più uno) delle organizzazioni di comparto.
Non si può chiedere ai lavoratori di scioperare il 10 novembre senza dir loro (con chiarezza) che “hanno le mani legate in virtù di accordi pregressi” mentre i padroni possiedono l’arma nucleare fornita loro dal job act ovvero il licenziamento per … “necessità o crisi aziendale”.
E allora tanto varrebbe farlo subito (ovvero il 27 ottobre) lo sciopero poiché, in questo caso, non solo si realizzerebbe l’auspicata unità tra sfruttati ma – contestualmente – si invierebbe un messaggio forte e chiaro alle rispettive burocrazie sindacali che (….)”firmano accordi e contratti pur di mantenere l’agibilità sindacale, non a caso concessa solo dopo il loro atto di genuflessione. (…)”
L’unità tra lavoratori e lavoratrici è un valore che non va semplicemente enunciato e/o evocato in generici comunicati affidati al web ma va ribadito in concreto nella pratica quotidiana senza “se” e senza “ma”.
Pasquale Piergiovanni