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I braccianti “fantasma”

novembre 2, 2017

I braccianti tunisini nei comuni agricoli del trapanese sono dei fantasmi; ci sono, riempiono le piazze e le campagne, ma è come se fossero trasparenti e la gente del luogo li ignora, fa finta che non ci siano. Non sono oggetto di ostilità aperta, come i sub sahariani ospiti delle comunità di accoglienza, sono tollerati a patto che si facciano vedere il meno possibile, e che lavorino senza fiatare.

Quello della raccolta delle olive è il periodo che offre più opportunità di lavoro per i braccianti tunisini, che partono la mattina per le campagne circostanti e ritornano la sera poco prima che faccia buio.

Nel versante trapanese della valle del Belice (comuni di Salemi, Castelvetrano, Partanna) la gran parte dei lavoratori stagionali tunisini viene dalla stessa zona della Tunisia, il governatorato di Mahdia, territorio noto proprio per la coltivazione dell’olivo.

Da quando è cominciata la raccolta delle olive, i braccianti acquistano diversi rotoli di nastro adesivo per imballaggio, anche più di uno al giorno, e alle domande dei pochi che esprimono curiosità rispondono con uno sbrigativo “mi serve per lavorare”.

Quale sia la funzione del nastro me lo spiega dettagliatamente un bracciante sui quarant’anni con cui ho un po’ di confidenza, e la sua spiegazione permette di fare luce sulla situazione dei lavoratori stagionali in Sicilia.

In Sicilia spesso i braccianti non vengono pagati ad ora né a giornata, ma in base al numero di contenitori che riescono a riempire, in questo caso di olive; in questo modo i proprietari ottengono a parità di tempo un prodotto maggiore e pagano soltanto il lavoro effettivo, risparmiando anche sui macchinari. Non ci sono pause perché è il lavoratore stesso che, in questa logica perversa, ha interesse a massimizzare il risultato, a scapito della propria salute. La raccolta avviene a mano, senza alcuno strumento di lavoro, a parte appunto il nastro adesivo che viene avvolto intorno alle mani per permettere di staccare velocemente le olive dai rami degli alberi senza graffiarsi; il lavoro è molto pesante ma permette di guadagnare leggermente di più, e quindi alcuni dicono di preferire questo sistema, malgrado i rischi.

Finita la stagione delle olive, alcuni restano in paese aspettando altre occasioni, altri tornano per un periodo in Tunisia, e altri ancora si spostano in altre regioni della Sicilia o del Sud Italia, per altri raccolti stagionali.

V. A.

From → Denuncia sociale

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