50 anni senza Pino
50 anni senza Pino
“Troverò sempre qualcuno disposto a segirmi pur senza prestare giuramento alle mie bandiere” (Max Stirner)
Sembra ieri. Eppure sono trascorsi 50 anni da quel tragico schianto che ha causato la morte di 17 persone innocenti e che ha sconvolto l’esistenza delle famiglie Pinelli,Valpreda e di tutti gli altri compagn* che lo Stato – violento e assassino – ha deciso di gettare in pasto all’opinione pubblica frastornata e attonita. Perlomeno in prima battuta …. a “sangue caldo”.
Pur di fermare e criminalizzare la vigorosa ripresa del conflitto sociale e, soprattutto, la temuta saldatura tra movimento operaio e movimento studentesco al culmine del, cosiddetto “boom economico” (o del “miracolo italiano”) che arricchiva i padroni impoverendo sempre più le masse lavoratrici lo Stato (o alcune frange “deviate” come abbiamo imparato a definirle – attraverso i suoi apparati repressivi in collusione diretta con soggetti e organizzazioni dichiaratamente fasciste e ben ancorate nel milieu politico/culturale del ventennio mussoliniano) – non ha esitato a scatenare una “guerra civile a bassa intensità” contro il popolo che rivendicava giustizia sociale e libertà.
Vittime designate: gli Anarchici.
Quelli milanesi in primis perché più forte e radicata, storicamente, nel territorio grazie all’impegno di Compagni – come Pino – molto impegnati nelle tematiche sociali e ben inserite nel magmatico movimento di protesta che, a partire già dal 1967, vedeva nel movimento “beat” ed in quello dei “provos” le prove generali di “autunno caldo” (per saperne di più consultare dossier Giuseppe Pinelli su A rivista anarchica n. 438 pagg. 27/63 novembre 2019).
Numerose sono le iniziative che stanno prendendo forma (in tutta Italia e non solo a Milano) in questi giorni per rievocare quel clima, quella tragedia umana e politica, quel lutto profondo che ha sconvolto tutti noi: non solo delle vittime della Strage di Stato, la famiglia Pinelli, quella di Valpreda e di tutte le altre vittime (successive a cominciare da quella dello studente internazionalista Saltarelli) della violenza dello Stato che – mai come in quel frangente storico – si è palesato in modo così lampante e palese. E tutti – proprio tutti – lo hanno visto.
Cercherò – dalle pagine di questo blog “artigianale” di ricordarne e rilanciarne alcune scusandomi se me ne “scappa” qualcuna: per insipienza mia non certo per dolo.
Inizierò ricordando la tradizionale manifestazione “partigiana” del 12 dicembre a Milano promossa dal Circolo Anarchico “Ponte della Ghisolfa” e concluderò ricordando la “Catena Musicale per Pinelli” programmata il 14 dicembre 2019 promossa dalla famiglia Pinelli e alla quale – come sezione pugliese dell’Unione Sindacale Italiana” – abbiamo aderito.
Due parole, infine, e senza alcun intento polemico sull’attuale posizione del Circolo Anarchico “Ponte della Ghisolfa”. Posizione – sia chiaro – che rispetto ma non condivido.
Appartengo ad una scuola di pensiero – la stessa, mi par di ricordare, di alcun* compagn* che militano nell’attuale “Ponte” – in cui – forti delle nostre idee e convinzioni etico/sociali – non abbiamo mai avuto timore di “contaminazione” con elementi, idee, proposte, suggerimenti esterni a noi e, più in generale, al movimento libertario. Quando e capitava spesso – da “pulcini” del Circolo – ci siamo rivolti a compagni del calibro di Cesare Vurchio o Amedeo Bertolo per chiedere loro un parere su una nostra proposta di azione diretta essi ci rispondevano – inevitabilmente – con un sorriso sulle labbra: “ottima iniziativa. Fatela! E con questa, semplice frase, intendevano incoraggiare il nostro spirito di iniziativa, senza inibirne minimamente la volontà nella consapevolezza che solo con l’Azione diretta pensata e agita in prima persona si cresce in autostima e consapevolezza di sé e delle proprie responsabilità. Ognuno di noi è artefice del proprio destino: questa l’unica, vera, grande lezione libertaria che ho ricevuto dai compagn* di Milano.
Cari compagn* del Ponte: sono passati quasi 30 anni da quando ho lasciato Milano e la “militonza” attiva.
Lo avete dimenticato?
Pasquale “lillino” Piergiovanni