Solidarietà al Soy Mendel sgomberato
Manifestazione di protesta a Baggio contro lo sgombero del centro sociale
Cinque mesi è durata l’occupazione da parte di un gruppo di ragazzi e ragazze della zona, di una fabbrica abbandonata nel quartiere di Baggio (Milano) con lo scopo di attivare uno spazio sociale, culturale e di aggregazione. Il collettivo che si era preso cura di autogestire tale spazio, rendendolo vivo e vitale, si era denominato “Soy Mendel”. In questo periodo l’attività del collettivo aveva reso tale spazio, inizialmente inagibile, fruibile a tutta la cittadinanza. Ma nella mattinata del 4 marzo, senza alcun preavviso, è stato fatto intervenire la polizia per attuare lo sgombero con la forza.
Il giorno dopo il collettivo del centro sociale autogestito ha indetto una manifestazione di protesta. Il motivo principale dello sgombero è sicuramente da attribuirsi all’avvicinarsi del Expo, per eliminare quei luoghi, in particolare con l’ avvicinarsi dell’evento, che possono arrecare disturbo all’evento stesso. Ci si è dati appuntamento alle 18,30 in piazza Anita Garibaldi a Baggio, dove sono stati esposti numerosi striscioni. Man mano che i manifestanti si concentravano nella piazza raggiungendo il numero di qualche centinaio si decideva di dare inizio al corteo che attraversava le vie principali di Baggio per rivendicare l’occupazione e l’autogestione degli spazi abbandonati e per protestare contro le istituzioni che vogliono negare questa pratica di socializzazione dal basso. Tutto viene giustificato dal cosiddetto “ordine pubblico” che deve azzerare ogni iniziativa di socialità che viene dal basso, una politica che viene perseguita e sostenuta dall’amministrazione di sinistra del comune di Milano che si è fatta già tristemente protagonista di diversi sgomberi di spazi occupati e autogestiti. Tutto questo veniva gridato dagli slogans dei manifestanti e soprattutto negli interventi che si susseguivano attraverso le casse di amplificazione posizionate su un camioncino che apriva la strada del corteo, promettendo alle istituzioni repressive che la lotta per la riappropriazione degli spazi per la socialità e l’autogestione non si fermerà, ma continuerà a svilupparsi più forte che mai.
Enrico